“Non posso vivere senza di te”. Quante volte gli innamorati si scambiano questa frase ricca di significato? Ed è una bella frase, perché sottolinea la chimica che attrae due persone, che le fa desiderare l’un l’altra quasi ossessivamente. Una dipendenza. Una dipendenza affettiva, ma sicuramente sana.

Gli innamorati devono cercarsi, per potersi conoscere, ecco perché il corpo scatena quel desiderio continuo che li porta a volersi sempre vedere e sentire e toccare.

Questa forma di dipendenza, poi, si calma e diventa condivisione e convivenza. Ne resta sempre un margine, se la storia funziona, in modo da tener vivo il desiderio, ma mai in eccesso.

Una dipendenza affettiva simile è quella che lega genitori e figli, ed è necessaria e utile per consentire la crescita e l’educazione. Ma ad un certo punto della vita occorre che i due si separino, per evitare un eccesso di attaccamento.

Ecco, il segreto è tutto qui. Se la dipendenza non diminuisce, non sciama, può diventare patologia. E in quel caso, sì, la dipendenza affettiva comincia a preoccupare. Perché può generare figli completamente dipendenti dai genitori. E innamorati che diventano stalker dei propri partner.

Come nasce la dipendenza affettiva

Una persona che riceve la giusta dose di affetto e cura, diventa forte quanto basta per usare quella esperienza come base per costruire la propria vita di relazione. L’amore che ha assorbito viene a sua volta distribuito.

Chi invece sviluppa una dipendenza affettiva proviene da due eccessi: o non è stato amato abbastanza, o è stato annullato da un amore troppo soffocante.

Nel caso del rapporto genitori-figli, se i genitori sono troppo presenti, se decidono per il figlio, se anticipano i suoi desideri – o se al contrario lo hanno sempre umiliato, ignorato e maltrattato – possono formare un adulto che si attaccherà a loro per sempre.

O per continuare a ricevere coccole o per trovare un modo di farsi amare. Un adulto non in grado di vivere una vita propria.

Tra fidanzati, invece, la dipendenza affettiva può sfociare o in azioni violente (come nel caso degli stalker) o al contrario nell’accettare le violenze. Molti dipendenti affettivi vivono un continuo senso di colpa, si sentono sempre sbagliati.

E dunque si attaccano ancora di più al partner che li umilia o li picchia, perché credono davvero che quei maltrattamenti siano una forma di amore “giusta” per degli “esseri indegni” come loro.

Come riconoscerla

I sintomi della dipendenza affettiva sono chiarissimi fin da subito. Si tratta di gesti, parole, atteggiamenti affettuosi esagerati.

Anche non necessari. Il dipendente affettivo patologico si affeziona alla persona da cui dipende al punto da diventare pressante, stressante, anche ossessivo. Ha un continuo bisogno di rassicurazione, di soddisfazione. E ha bisogno dell’altra persona continuamente.

Può essere dipendente affettivo un fidanzato troppo geloso, una moglie troppo soffocante, un ragazzo incapace di far cose da solo.

Ma anche un amico che impone la propria presenza in modo eccessivo può essere vittima di dipendenza affettiva patologica. Se non viene fermata, o trattata con cure adeguate, questa situazione può avere anche risvolti drammatici: violenze, minacce oppure – nel meno grave dei casi – rottura di un bel rapporto personale.

La migliore terapia per la dipendenza affettiva

È brutto da dire, ma la dipendenza affettiva patologica si cura soltanto grazie alle competenze di un esperto, ovvero con la psicoterapia.

Non ci sono soluzioni alternative, non si può risolvere in famiglia o tra amici. Lo psicanalista sa come agire per trovare il punto da cui tutto ha origine. Un punto che a volte è sconosciuto alla stessa persona malata.

Il terapeuta aiuterà la persona a scavare nel proprio passato per capire da quale situazione, gesto o evento ha avuto inizio quella insicurezza, o bisogno di attenzione, che ha fatto maturare poi la dipendenza. Una volta capito l’origine, il medico fornirà alla persona i mezzi per potersene liberare.

Si tratta, di solito, di esercizi per capire il proprio valore. Per capire le proprie necessità “al di fuori” del rapporto con la persona amata.

La psicoterapia aiuterà il dipendente affettivo a migliorare la propria autostima, in modo da comprendere che il mondo può essere affrontato anche da soli, con il proprio carattere e le proprie energie.

Che la vita è bella perché “tu sei bello”, e non hai bisogno che un altro te lo ricordi continuamente. Solo dopo che la persona ha imparato ad amarsi potrà imparare nuovamente ad amare gli altri. Stavolta in modo più sano.

Come psicologo oltre al servizio online, ricevo in studio a Padova e Treviso e da più di 15 anni ascolto ed aiuto persone concretamente ad uscire da situazioni difficili, e riprendere in mano la propria vita.

Dottoressa Monia Ferretti – Psicologa Psicoterapeuta